ESPRIT DES BALKANS
Balkan Spirit
Hespèrion XXI, Jordi Savall
17,99€
Referència: AVSA9898
- HESPÈRION XXI
- Jordi Savall
L’idea di sviluppare un grande progetto musicale e storico sui popoli dei Balcani e gli esuli della diaspora, gitani e sefarditi, è nata verso la fine del 2011 durante la preparazione del concerto “Omaggio alla città di Sarajevo”, che abbiamo dato al Festival Grec di Barcellona il 9 luglio 2012. Venti anni fa, durante i tragici avvenimenti della guerra di disintegrazione dell’ex-repubblica della Jugoslavia, questa città ha sofferto un terribile assedio delle truppe serbe: più di 12.000 persone vi sono state uccise e più di 50.000 hanno subito ferite gravi. L’Europa concretamente, e il mondo in generale, risposero con un silenzio assoluto e con la decisione, più che discutibile, di non intervenire nel conflitto, che ebbe come conseguenza il mantenimento dell’assedio feroce alla capitale della Bosnia per quattro anni (1992-1996). L’intervento internazionale doveva arrivare in modo decisivo soltanto nel 1995, ma intanto più di 20 milioni di chilogrammi di proiettili di cannoni e di mitragliatrici avevano sfigurato ormai per sempre la geografia fisica e umana di quella città. Da tempi molto remoti, essa era stata il crocevia culturale della penisola balcanica dove, in perfetta armonia, le tradizioni del mondo slavo, sia di fede ortodossa che cattolica, si mescolavano con le culture arrivate di recente; come quelle dell’islam dei turchi ottomani – che hanno dominato i Balcani per oltre quattrocento anni – o del giudaismo dei sefarditi, che vi trovarono rifugio dopo la loro espulsione dalla Penisola iberica nel 1492.
“Quest’ultima guerra dei Balcani – come segnala Paul Garde – era esplosa improvvisamente, in un’Europa pacificata in profondità da un mezzo secolo e dimentica delle asprezze della storia. Di qui l’incomprensione, il sospetto contro questa regione, e il rinnovarsi degli stereotipi che la descrivono come votata eternamente al crimine e alla sventura”. Ancora considerata “la polveriera d’Europa”, non bisogna dimenticare, come sottolinea Predrag Matvejević, che questa penisola è stata anche “la culla della civiltà europea.” Questa penisola del mondo mediterraneo che si estende dall’isola di Citera a Sud, al Danubio e alla Sava al Nord, ma nella quale, come ricorda Giorgio Castellan, “in effetti, l’olivo non è arrivato ad Istanbul, e i paesi bulgari non devono nulla alle brezze del Mediterraneo. Tuttavia, dal Peloponneso alla Moldavia, mentre i paesaggi cambiano, le città ed i villaggi presentano dei tratti comuni: ovunque chiese bizantine a cupola, spesso una moschea, e quelle case a sbalzo – çardak – o quelle locande – han –, punto di sosta delle carovane, che si trovano a Patrasso come a Bucarest, a Scutari come a Plovdiv, senza dimenticare le botteghe aperte sulla via, dove l’artigiano, mentre martella un piatto in rame, vi offre un caffè turco. Aria di famiglia? Probabilmente, quella di popoli diversi che, dopo avere vissuto una lunga avventura comune, hanno finito per costituire, all’interno dell’Europa, un’area culturale specifica”. I viaggiatori perspicaci sottolineeranno una certa arte del vivere, una sorta di spirito dei Balcani che sa associare il dolce far niente, la socievolezza e soprattutto il senso dell’ospitalità, un valore essenziale sempre molto rispettato da tutte le società balcaniche, e specialmente coltivato negli ambienti rurali.
JORDI SAVALL
Bellaterra, Primavera 2013
Traduzione: Luca Chiantore / Musikeon.net
+ Informazioni nel libretto del CD
Bibliografia slezionata e opere consultate:
–Timothy Rice. Music in Bulgaria: Experiencing Music, Expressing Culture. New York: Oxford University Press 2004.
–Jean-Arnault Dérens et Laurent Geslin. Comprendre les Balkans. Histoire, sociétés, perspectives. Paris: Éditions Non Lieu 2010.
–Georges Castellan. Histoire des Balkans : XIVe-XXe siècle. Paris: Fayard 1991.
–Paul Garde. Les Balkans – Héritages et évolutions. Paris, Ed. Flammarion, Champs actuel, 2010.
Compartir